Isotta Bellomunno, classe 1987, è una napoletana trapiantata a Milano. Dal cuore della padania prende la capacità di curare, dal punto di vista del visual merchandising, ogni dettaglio. Da Napoli essa porta con se un amore-odio per la metafisica quasi hegeliano: un po’ della polvere dell’istituto italiano per gli studi filosofici sui sandali.
Nel settembre 2011 presenta all’idroscalo di Milano, nel corso della rassegna Big size art, l’opera “Sweet coffin”. Una bara, dal rassicurante colore verde acqua, sormontata da gelato. Dalla bara fuoriesce quel che a prima vista sembra panna montata. Si gioca con la morte, con l’idea di assoluto, tramutandola in un inno alla creaturalità. L’uomo, del resto, è ciò che mangia. La ricezione da parte del pubblico? Incredulità, ilarità, stupore, sdegno. Tutte sentimenti che fanno bene allo spirito e all’arte.

Isotta Bellomunno - Swet coffin
Isotta Bellomunno – Swet coffin

“Oh mia bella madunina” è una installazione in piano, che segmenta alcune statue della madonna, dando l’impressione dell’inabissamento. Siamo sicuri che la religione, la fede, salvino davvero?

Isotta Bellomunno - Oh mia bella madunina
Isotta Bellomunno – Oh mia bella madunina

E’ invece del 2013 la performance “Not all that rises is bread / Non è tutto pane quel che lievita”, svoltasi a Napoli, nella sala del capitolo maggiore di San Domenico. L’artista fa il pane, utilizzando come madia una bara. La ricetta è la stessa di sempre: acqua, farina, lievito ed olio. La lavorazione è artigianale e vede la Bellomunno alle prese con l’impasto. I capelli lunghi e biondi, il trucco curato, l’abito nero, la pastosità del materiale, lievemente attaccaticcio, ci consegna di lei un’immagine matronale, che cozza con il concetto. Alla fine la performance termina con la lievitazione: un chiodo di ferro infisso nella pasta, dà, con i suoi spostamenti, il senso del crescere e del divenire. Chiarissima la simbologia religiosa ed insieme a questa un omaggio a quella Napoli che sempre risorge, nonostante le mille ferite. Ma la domanda, che va al di là della performance, è: sarà poi commestibile quel pane? Napoli in genere ricambia l’amore, quello profondo ed autentico, con il disinteresse se non con l’odio. Tuttora il nome di Anna Maria Ortese, per fare un esempio, è un tabù. Eduardo, nella sua ricezione più rassicurate e superficiale, furoreggia.

 

Quale sarà il destino di Isotta Bellomunno? L’accettazione o l’esilio? Qual è a misura del suo amore per Napoli?
Nell’attesa di una risposta possiamo godere della sua ultima mostra “Dal lato sinistro”, che si svolgerà a partire da venerdì 7 giugno sempre a Napoli, presso lo spazio Sarajevo supermarket. Nel dettaglio si tratta di un percorso espositivo, una performance ed un video. La Bellomunno indagherà la simmetria bi frontale del cervello, adoperando nell’atto artistico la sola mano sinistra. La mostra resterà aperta fino al 30 giugno. L’ingresso è rigorosamente su appuntamento.

Isotta Bellomunno - Dal lato sinistro
Isotta Bellomunno – Dal lato sinistro

Isotta Bellomunno ha 26 anni. E’ ancora al principio del suo percorso estetico e concettuale. Pone già problemi serissimi, adoperando categorie artistiche e filosofiche con una qual certa abilità.
In futuro ne sentiremo sicuramente parlare di nuovo.

Mario Michele Pascale